L’energia dell’origine e la qualità etica. Le sfide per il futuro: impronta digitale del carbonio a tutela dell’ambiente
Serata dinamica al Westin Palace, con più relatori che si sono alternati a raccontare le proprie esperienze sul filo conduttore della serata, aperta magistralmente dal Prof. Lanati, enologo di fama mondiale, docente di Tecnologia enologica presso la Facoltà di Agraria di Torino, ma soprattutto ricercatore appassionato e fondatore di Enosis Meraviglia, una struttura di ricerca applicata in enologia e viticoltura, unica in Europa, situata in una cascina seicentesca.
Il Prof. Lanati, con il suo gruppo di lavoro, è il massimo conoscitore dei segreti custoditi nell’acino definito, non a caso, “una sfera diabolica”. L’espressione della varietà, l’andamento stagionale, il lavoro fatto sulla parete fogliare e nel terreno, persino l’intuizione che ha avuto il viticoltore, si possono rintracciare in un piccolo acino di uva. Nella polpa si trovano zuccheri e acidi, i metaboliti primari senza i quali la pianta non potrebbe sopravvivere, ma la qualità sta soprattutto nella buccia. Qui si trovano i tannini, antiossidanti per eccellenza, gli antociani, che contengono i colori dell’uva rossa, i precursori degli aromi, gli aromi e i metaboliti secondari della qualità che danno il gusto e il profumo. La formazione dei profumi e dei precursori aromatici dipende fortemente dalla luce assorbita nell’ultimo periodo di maturazione: infatti, vendemmiare dopo qualche giorno di nuvolo pregiudica notevolmente il prodotto.
Tutta la qualità di un vino, compreso il colore, sta in pochi strati di cellule. Il nebbiolo ne ha solo 4 mentre il cabernet 17: pretendere di avere la stessa concentrazione di colore nei vini ottenuti da questi due vitigni è dunque impossibile. Inoltre, il colore dei vini rossi è dato da una combinazione di cianidina, delfinidina, peonidina, petunidina e malvidina, che è strettamente legata al DNA della varietà. Per questo motivo la ricerca, con le sue applicazioni – ribadisce il Prof. Lanati – pur essendo finalizzata soprattutto alla conoscenza può aiutare ad individuare eventuali frodi.
Non più limitata all’aspetto organolettico-gustativo, la qualità di un vino sta evolvendo verso la cosiddetta qualità etica. Il consumatore ha finalmente preso coscienza e pretende più trasparenza e più considerazione dal produttore, il quale deve anche assumere il ruolo di “guardiano del territorio”. Per questo motivo è allo studio un progetto europeo relativo all’impronta digitale del carbonio ovvero la produzione di CO2 per bottiglia di vino. La sfida sarà vinta da quei produttori, contraddistinti da un marchio – sinonimo di garanzia, affidabilità e sicurezza – che nella loro filiera, oltre alla qualità, terranno in considerazione l’ambiente, legandosi in modo imprescindibile al territorio. La ricerca, in tutto questo, può essere d’aiuto nella produzione di un vino che conservi tutte le peculiarità dell’origine e, fattore non trascurabile, con un migliore rapporto qualità/costo. Difficile è competere con i vini tecnicamente perfetti ottenuti dai paesi del Nuovo Mondo, a prezzi bassissimi. Ma la storia siamo noi. Possiamo e dobbiamo garantire un’origine che racchiuda in una bottiglia il sapere di millenni e l’identità di un territorio.
A stimolare il Prof. Lanati nello studio del mondo affascinante del vino è la curiosità, che lo ha portato anche a brevettare un bicchiere ampio, con un anello di Saturno, per consentire ai profumi degli esteri, dei terpeni, ma soprattutto dei norisoprenoidi - che si ripiegano all’interno del bicchiere - di rimanere più a lungo a disposizione del nostro naso.
Dopo l’affascinante racconto del Prof. Lanati la parola passa ai produttori che si avvalgono della sua illuminata consulenza, nella ricerca della qualità. Per primo l’Ing. Mauro Gaudio, dell’azienda Bricco Mondalino, ad illustrare, con dovizia di particolari, le attrattive del Monferrato. Famosi i vini della zona da abbinare alla cucina tradizionale, dal Grignolino - vino prodotto in passato solo per il clero - alla barbera.
É poi la volta di Carlo Stefano Bruno, presidente della Cantina Sociale di Casorzo, fondata nel 1951 da un gruppo di viticoltori per valorizzare capacità ed esperienza in un’azienda moderna e rispettosa dell’ambiente. Oggi la cantina, che conta circa 70 conferitori, propone direttamente al consumatore i vini legati al territorio, con una particolare predilezione alla Malvasia di Casorzo, espressa in 4 tipologie.
Infine la parola passa al Dott. Schön che, con la compagna di vita Marina Orlandi, gestisce Colle Manora, azienda che produce vini di qualità da vitigni del territorio, internazionali e da vigneron.
La degustazione dei vini, guidata da Maurizio Corrarati, ripercorre la filosofia della serata, portandoci per mano verso la ricerca delle sensazioni e delle emozioni che i vini sanno esprimere, abbinando ad ognuno di essi una parola chiave.

10.00 – Cantina Sociale dei Viticoltori di Casorzo: Territorio
Barbera rosato, grignolino, freisa e malvasia in questo vino dal basso tenore alcolico, solo 10%vol, in grado di riassumere la complessità del territorio. Rubino, poco complesso, in bocca è morbido con una nota retrogustativa quasi ammandorlata. Fresco, sapido, leggermente tannico, comunque persistente, adatto ad un pubblico giovane.
Mimosa - Collezione 2009 – Colle Manora: Internazionalità
Intrigante e femminile questo sauvignon blanc, che si presenta con una grande complessità. Al naso sentori di frutta esotica. Fresco, minerale, lungo.
Ray – Colle Manora: Innovazione
Albarossa in purezza, incrocio fra barbera e nebbiolo di Dronero, nato dall’intuizione del Prof. Giovanni Dalmasso che quasi ottant’anni fa capì che il barbera aveva bisogno dei tannini e il nebbiolo degli antociani. Vitigno difficile ed esigente, esalta le capacità di chi lo coltiva. Tannini morbidi che lasciano intuire un notevole potenziale d’invecchiamento. Grande vino di lunga persistenza.
Grignolino del Monferrato Casalese – Bricco Mondalino: Tradizione
Rubino chiaro e brillante; al naso profumo di lamponi e frutti di bosco. Al palato morbido, rotondo, fresco e sapido, con una buona persistenza.
Zerolegno Gaudio – Bricco Mondalino: Franchezza
Una barbera che non fa legno, con note di cassis, peonia e rose, per arrivare - dopo ossigenazione - allo speziato: cacao, caffè e persino sigaro. Fresco ed equilibrato si presta ad essere abbinato ad un filetto con tartufo bianco o agnolotti al sugo d’arrosto.
“Molignano” - Malvasia di Casorzo d’Asti - Bricco Mondalino: Storia
Una spremuta di fragoline di bosco e di rose, questa malvasia che un naso non allenato confonderebbe con il brachetto. Non si può trovare complessità in questo vino, ma freschezza e piacevolezza accompagnate da un filo di tannino. Crostatine con i frutti di bosco l’abbinamento ideale